Una ricerca di Accenture individua i fattori che consentono di scalare con successo l’intelligenza artificiale e favorire la crescita e la competitività delle imprese

L’88% dei c-level italiani ritiene che far leva sull’intelligenza artificiale consenta di raggiungere gli obiettivi di crescita, ma il 77% dichiara di avere difficoltà a farlo. Lo rileva la ricerca “Ai: fatta per scalare. Massimizzare il ritorno sugli investimenti in intelligenza artificiale”.

Lo studio di Accenture pubblicato a dicembre ha coinvolto 1.500 manager di aziende con ricavi minimi di 1 miliardo di dollari in 12 paesi operanti in 16 settori, con l’obiettivo di determinare quanto l’intelligenza artificiale sia rilevante per abilitare la strategia aziendale e individuare le principali caratteristiche richieste per scalarla, nonché i conseguenti risultati finanziari.

Dalla ricerca emerge che in Italia l’88% dei manager ritiene che far leva sull’intelligenza artificiale consenta di raggiungere i propri obiettivi di crescita e quasi tutti considerano l’ia un fattore strategico: la maggioranza ritiene che per ottenere un ritorno sugli investimenti in ia sia necessario scalarla all’interno dell’organizzazione, tuttavia il 77% riconosce di avere difficoltà nel farlo. Inoltre, 3 manager su 4 ritengono che, non scalando l’ia nei prossimi cinque anni, metterebbero a rischio il proprio business.

L’indagine evidenzia che a livello globale le aziende che stanno scalando strategicamente l’intelligenza artificiale dichiarano un ritorno sugli investimenti quasi tre volte superiore rispetto a quelle si limitano alla sperimentazione e che vi sono 3 fattori critici di successo che distinguono le imprese “Stategic Scaler” (le più avanzate nell’adozione dell’ia) dalle “Proof of Concept” (quelle che investono di meno e dimostrano più difficoltà a scalare l’ia).

Il primo fattore è l’utilizzo intenzionale dell’ia: gli Strategic Scaler organizzano progetti pilota e scalano con successo più iniziative rispetto alle loro controparti nella fase Proof of Concept; gli Strategic Scaler, inoltre, hanno il 65% di maggior probabilità di passare da un progetto pilota a una fase di scala in 1 o 2 anni dal pilota. E anche se ottengono di più, spendono meno.

Il secondo fattore consiste nell’eliminazione del rumore di fondo dei dati: gli Strategic Scaler eliminano “il rumore” che circonda i dati. Riconoscono l’importanza dei dati critici per l’azienda, identificando i dati finanziari, di marketing, sui consumatori e i master data come domini prioritari, e sono più abili a strutturarli e a gestirli. Lo studio mostra che hanno maggiori probabilità di utilizzare un insieme di dati più ampio e più accurato (61% contro il 38% degli intervistati nella fase Proof of Concept). Il 67% degli Strategic Scaler integra set di dati interni ed esterni come pratica standard, contro il 56% dei Proof of Concept.

Il terzo fattore riguarda la considerazione dell’ia come “uno sport di squadra”: il 92% degli Strategic Scaler fa leva su team multidisciplinari, mentre le aziende Proof of Concept tendono ad affidarsi a un champion solitario.

“Scalare il potere esponenziale dell’ia – conclude la ricerca di Accenture –   è un viaggio che consente di raggiungere la destinazione finale: un’azienda in cui le persone si fondono perfettamente con l’intelligenza che aumenta la produttività e l’efficacia. Il risultato è la crescita sistematica di un vantaggio competitivo inattaccabile su tutti i fronti, dall’efficacia organizzativa alla percezione del marchio e alla fiducia”

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